lunedì 24 dicembre 2007
martedì 11 dicembre 2007
arte in salvo
Salvatore Dessì & Armando Garofalo
venerdì 30 novembre 2007
interferenze #5
“I giardini dell’arte” è un’idea che nasce dall’esigenza di creare occasioni di fruizione nuove e suggestive, offrendo un percorso antropologico nell’arte contemporanea. I luoghi deputati a divenire residenze dell’arte appartengono allo splendido scenario della zona Vigne di Castrovillari, dove si trovano bellissime ville storiche, di ricononosciuto impatto estetico ed architettonico.
I giardini saranno sede di mostre di arte contemporanea e installazioni ambientali, diventando vetrina non solo della creatività artistica ma anche di tutte quelle forme del viver bello che danno al nostro territorio un’identità poetica, ancorata alla tradizione e alla bellezza delle sue risorse.
Il primo appuntamento si svolgerà nella splendida Villa Bonifati, storica residenza voluta dai Marchesi Gallo di Castrovillari, e diventerà lo scenario per le installazioni e le opere della giovane artista Claudia Zicari. L’evento sarà curato da Giancarlo Chielli, docente di Storia dell’arte e Beni Culturali dell’Accademia di Brera e Catanzaro. Interverranno inoltre l’antropologo Mauro Francesco Minervino, il critico Simone Battiato e l’architetto Salvatore Dessì.
La rassegna è patrocinata dal GAL Pollino di Castrovillari in collaborazione con l’Associazione Artistica Culturale Atelier Athanor e l’Agenzia per lo Sviluppo e la Promozione A.S.P.
Catalogo della mostra “I giardini dell’arte – n° 0” a cura di Giancarlo Chielli. Testi di Mauro F. Minervino e Simone Battiato.
martedì 30 ottobre 2007
martedì d'essai
La rassegna prevedrà sei appuntamenti dedicati alla proiezione di altrettanti film definiti di “nicchia”, cioè opere cinematografiche che si sono viste poco, o per niente, nei circuiti cinematografici nazionali e locali, ma di interessante spessore artistico e culturale.
Si parte Martedì 6 Novembre con la proiezione di “PAZ!” un film di Renato De Maria dedicato alla vita del noto fumettista Andrea Pazienza. Un film “allucinato” e originale, con un cast di tutto rispetto.
Martedì 13 Novembre sarà invece la volta di “Denti”, regia di Gabriele Salvatores. Un film questo, del regista italiano premio oscar, poco conosciuto ai più ma di grande impatto narrativo, visivo ed emozionale, dedicato al racconto di un viaggio psichedelico tra amori, passioni, traumi e battaglie interiori infinite.
L’evento clou della rassegna si manifesterà Martedì 20 Novembre quando a Castrovillari farà tappa il “Licu tour” (seconda tappa calabrese dopo Reggio Calabria, ed unica nella provincia di Cosenza). Il tour è un’idea del regista valtellinese Vittorio Moroni che a seguito della produzione del suo docu-film “Le ferie di Licu” da parte di 50N Rai Cinema si è visto mancare il finanziamento per la relativa distribuzione nelle sale cinematografiche. Ha così deciso di girare l’Italia con un camper per proiettare, su richiesta, la sua pellicola nei cinema, nei centri sociali, nelle associazioni culturali nazionali, riscuotendo un consenso non indifferente. In questa serata castrovillarese sarà lo stesso regista, presente in sala, a raccontare il suo film, la storia di un immigrato del Bangladesh che lavora a Roma ma che deve tornare nella sua patria per sposare una sua connazionale. Film e documentario sull’immigrazione reso ancor più affascinante dalle peripezie che ne hanno contraddistinto il suo divenire. Per dettagli si consiglia di visitare il sito www.leferiedilicu.it.
La settimana successiva, e cioè Martedì 27 Novembre, il film proposto sarà “Piccoli ladri” della regista iraniana Marziyeh Meshkini, moglie del più noto regista di “Viaggio a Kandahar” Mohsen Makhmalbaf. Un gran bel film sulla condizione devastante e tormentata di Kabul, capitale afgana segnata da guerre e conflitti etnico-religiosi, e di due piccoli fratelli a giro per la città dopo essere rimasti soli e senza la madre, chiusa in carcere.
Nel mese di Dicembre, ed esattamente Martedì 4, sarà il turno del film italiano “Il ritorno di Cagliostro”, con la regia di Daniele Ciprì e Franco Maresco. Una commedia divertentissima che racconta la storia di due fratelli della Sicilia degli anni ’50 alle prese con la fondazione di una loro casa cinematografica, la “Trinacria cinematografica”, votata a fare concorrenza alle produzioni provenienti dalla più ben nota “Cinecittà”.
La rassegna chiuderà la sua programmazione Martedì 11 Dicembre con un film molto particolare e che rappresenta in qualche modo l’essenza programmatica dell’associazionismo di diaframmi: “CHECOSAMANCA”, documentario con regia collettiva di sette giovani e giovanissimi autori italiani, selezionati su una settantina di loro colleghi per rappresentare, attraverso il loro “occhio digitale” la situazione culturale, sociale, economica e politica dell’Italia di questi ultimissimi anni.
Salvatore Dessì & Armando Garofalo
lunedì 22 ottobre 2007
martedì 16 ottobre 2007
via nova #2
Registriamo e riportiamo questo articola pubblicato su "la Provincia cosentina" di Domenica 14 Ottobre 2007, inserito nella cronaca di Castrovillari. Si parla per l'appunto della nostra città indicandone il declino fisico e sociale nel quale versa da diverso tempo. Pur condividendo la filosofia di fondo dell'autore del pezzo, non ne sposiamo affatto il metodo. Crediamo, invece, che l'unica arma della quale dispone la collettività in questo preciso momento storico per difendersi dal "torpore maligno", descritto nell'articolo di cui sopra, sia quella della proposizione e della partecipazione attiva alla costruzione di una città rispondente ai suoi più nobili desideri. E' tempo di abbandonare la critica sterile ed infruttuosa, ed è il momento, viceversa, di progettare, anche autonomamente, ognuno nel suo ambito, una realtà nuova, fatta di pensieri nuovi, di voglie costruttive e non distruttive. E' tempo di rimboccarsi le maniche per lavorare, smettendola di piangersi addosso.
Salvatore Dessì & Armando Garofalo
lunedì 15 ottobre 2007
interferenze #3
Domenica 7 ottobre 2007 si è svolta la marcia della pace Perugia Assisi, è con tanto entusiasmo che posso dire c’ero anche io. E’ stato tutto molto bello, una poesia direi, armoniosa e spettacolare come le parole che si susseguono creando un’armonia irripetibile. E’ stato importante perché eravamo in tanti, 200.000 dicono gli organizzatori e la prefettura, tante persone, pochi politici, molte associazioni uniti nello stesso percorso e con lo stesso fine: dar voce ai diritti umani. Nell’anno in cui ricorre il 60 esimo anniversario della nascita dell’ONU, la Tavola della Pace ha scelto di mobilitare il suo “popolo arcobaleno” per ricordare che purtroppo i diritti umani sono costantemente calpestati e dimenticati. In questa prospettiva si è cercato di essere solidali con la protesta pacifica e silenziosa dei monaci buddisti del Myanmar, invitando i partecipanti a vestirsi con un indumento rosso. Così è stato, la gente ha risposto anche a questo invito. Erano tante le famiglie, i bambini presenti, facevano tenerezza perché saranno loro il destino di domani. Tanti mi hanno chiesto se per me è stato stancante, se ne è valsa la pena, se marciando ho risolto qualche cosa. E’ la speranza in un mondo migliore che ci fa andare avanti, nonostante le tante difficoltà, è stata dura certo, 24 km a piedi con sbalzi di temperatura fastidiosi non sono proprio simpaticissimi, ma ne è valsa la pena perché ho respirato un’aria migliore, mi sono confrontata con tante persone che mi hanno dato molto, ho sentito le parole di persone che non hanno alcuna intenzione di fare la parte dei Pinocchio di turno, perché il cammino della pace è duro, arduo, faticoso e lungo. Certo che non si risolve solo marciando per qualche km, ma quel giorno il mondo ha avuto un segnale unanime di pace.
E’ stata una marcia popolare. Un fiume di gente che si è ingrossato lungo la strada fino a riempirne un tratto di quindici chilometri. Moltissimi giovani e giovanissimi, molte famiglie, molte mamme con i loro figli in braccio. Poche bandiere di partito e di organizzazione. Ma tanta, tanta gente, sparsa un pò lungo tutto il tragitto fin su alla Rocca Maggiore di Assisi che si è colorata degli stendardi dei comuni piccoli e grandi che hanno scelto di partecipare “schierandosi” dalla parte della pace.
Una marcia così lunga, così ampia, così popolare, senza polemiche è un gran fatto positivo per chi si sente impegnato a costruire un Paese migliore in un mondo migliore. Bene hanno fatto (quasi tutti) i politici presenti a mescolarsi tra la folla senza strumentalizzazioni. Bene farà la politica se deciderà di rispondere alle domande di questa gente, a prendere atto dello spessore dei contenuti e delle proposte, se saprà aprire le istituzioni e i partiti alla società, se saprà investire su di essa, sul suo impegno quotidiano, ricco e generoso. Guai se dovessero prevalere ancora atteggiamenti di sufficienza o di superbia. Non c’è una politica di pace senza il sostegno e la partecipazione dei cittadini.
La Marcia dei diritti umani che è giunta ad Assisi prosegue nelle nostre città, nelle nostre scuole, nei luoghi di lavoro, nelle nostre mille associazioni, negli enti locali per la pace. E’ una marcia faticosa ma positiva, propositiva e costruttiva. Il rammarico che io personalmente mi porto dentro è il silenzio, la pigrizia, l’indifferenza delle istituzioni, delle parrocchie, delle scuole, delle associazioni del mio paese e dei paesi limitrofi. E mi domando perché, perché si predica bene e poi … non si partecipa mai? Mi domando se i silenziosi del 7 ottobre parteciperanno alla prossima giornata diocesana della pace come hanno fatto anche gli anni scorsi. E allora perché non si agisce localmente pensando globalmente? Ma nonostante le molte delusioni è con una speranza che mi addormento la sera, è la solita frase di don Tonino Bello che mi frulla nella testa: "Chi spera cammina, non fugge. Si incarna nella storia. Costruisce il futuro, non lo attende soltanto". Buon Cammino a tutti!
Tiziana Prezio
Antenna Amnesty International
venerdì 12 ottobre 2007
seme nel deserto #2
Eppure con un po' di buon senso si può arrivare a capire che ricerca è uguale a sviluppo, e di conseguenza, questo porterebbe ad un risparmio per le economie nazionali. Infatti, con la ricerca si scoprono tecnologie nuove e in questo modo si possono migliorare le condizioni di vita. Adesso siamo costretti a comprare le scoperte fatte da altri paesi e da loro brevettate (furbi!), e questo comporta una spesa che potremmo evitarci facendo la scoperta in casa, brevettandola e vendendola agli altri paesi.
La Comunità Europea ha messo a disposizione per la ricerca milioni di Euro che non vengono sfruttati o vengono sfruttati male da chi vuole chiedere finanziamenti solo per arricchire il suo portafoglio. Un discorso a parte andrebbe fatto sulla presentazione dei progetti che gli italiani (compreso me!) non sanno fare: siamo troppo prolissi e poco sintetici, e facciamo difficoltà a descrivere l’obiettivo che vogliamo raggiungere…forse è il caso di partire proprio da qui! Impariamo innanzitutto a presentare un buon progetto e poi i soldi incominceranno ad arrivare, anche senza passare necessariamente dagli enti pubblici, utilizzando l’iniziativa privata di ogni uomo-scienziato di buona volontà.
In Italia ci sono molti centri di eccellenza con macchinari costosi e all'avanguardia ma…nepotismi vari, sfruttamento dei finanziamenti non proprio per la ricerca, non li fanno perseguire nel loro scopo.
La ricerca potrebbe essere un punto cardine per la Calabria che potrebbe risorgere anche con questa fonte di guadagno. Posti di lavoro per i laureati in discipline scientifiche, scoperte all'avanguardia sia biomediche che biotecnologiche (vegetali e animali) e chi più ne ha più ne metta.
Qui abbiamo lo stupendo Parco Nazionale del Pollino che fino a questo momento è stato cristallizzato nel suo ruolo meramente formale ed istituzionale. Spesso è stato visto come un ostacolo per la sviluppo, quando invece potrebbe essere una fonte inesauribile di risorse per la ricerca, e non solo, facendo così sviluppare le comunità che in esso sono presenti, e conseguentemente l'intera Calabria.
Ma dico di più: la ricerca e l'analisi possono servire a salvaguardare questo bellissimo parco che abbiamo a pochi chilometri di distanza. Faccio un solo esempio, ancora oggi, a 3 mesi di distanza, non sappiamo niente sulle analisi fatte dall’ARPACAL nel sito del deposito di pneumatici andato i fumo nell'incendio del Luglio scorso. Questo fa riflettere! E se le ricerche le avessimo fatte in casa, con un nostro laboratorio presente sul territorio? Ma ancora meglio. E se fosse stato presente un centro di ricerche avanzato, pieno di gente che vi lavorava, con un indotto florido e ricco di iniziative, secondo voi, i “terroristi ambientali” avrebbero avuto motivo di attaccare questo poderoso monumento ambientale? Non credo. Quando c’è benessere diffuso, difficilmente accadano episodi come quello successo qualche mese fa.
Il Pollino è un Parco Nazionale e attualmente lo si tratta come una montagna qualunque. In molti parchi esistono laboratori dedicati che ricevono finanziamenti per ricercare su vari aspetti della flora e della fauna dei parchi. E allora vi lascio con una domanda: perchè qui in Calabria non si fa niente di tutto ciò?
Al prossimo appuntamento di "seme nel deserto".
La struttura dell'Orto Botanico di Conca del Re a Castrovillari è un esempio di come i soldi pubblici vengono mal spesi. Si potrebbe fare di questo luogo un polo di ricerca d'eccellenza per le scienze naturali, solo se...
giovedì 11 ottobre 2007
i viaggi dell'infinito
Un viaggio fatto in un luogo ai margini della città e del reale, di una bellezza unica e ipnotica...la valle del fiume Coscile.
Salvatore Dessì & Armando Garofalo
domenica 7 ottobre 2007
interferenze #2
“Liberamente ispirato da una poesia di Brecht che da il nome ad uno spettacolo teatrale del Teatro della Valdoca”
Brucia…
Il mondo brucia.
Vedo da qui strazianti immagini di morte.
Vedo corpi divorati dalla fame e vacche ingrassate dal cibo.
Vedo braccia che nel buio pesto dell’indifferenza si tendono verso un sorriso morto.
Vedo, mondo mio, la sofferenza.
Vedo la macabra danza di ossicine.
Bimbi che strillano aspettando un tenero abbraccio di madre.
Ma dov’è l’amore?
Dov’è il primordiale istinto che tutto muove?
Cerco in me qualcosa che è più vecchio di me.
Cerco il soffio ancestrale.
Cerco il corpo da cui uscire.
Cerco l’amore e il gemito che mi generò.
Salvami amore mio!
L’anima mia è solo male…
Cerco in me la forza che arde l’anima ma non brucia il mondo.
Cerco in me la parola che si fa carne che sgorga pulita e non si sporca con il mondo.
Cerco in te e in me la bellezza fresca e originale.
Cerco in te la purezza per me.
Cerco in me la tua purezza.
- Cosa vuoi donna? -
L’amore dell’uomo.
- Cosa vuoi uomo? -
L’amore della donna.
E che sia.
martedì 2 ottobre 2007
marcia della pace Perugia-Assisi
Comunicato stampa
Antenna Amnesty – Roggiano Gravina
01 ottobre 2007
La sezione Amnesty International di Roggiano Gravina partecipa alla Marcia Perugia-Assisi.
La Sezione Italiana di Amnesty International anche quest’anno aderirà e parteciperà attivamente all’Assemblea dell’Onu dei popoli e all’Assemblea dell’Onu dei giovani, che si concluderanno con la tradizionale Marcia della pace da Perugia ad Assisi, domenica 7 ottobre. A questa grande manifestazione di pace parteciperà anche la sezione Amnesty di Roggiano Gravina.
Il tema di quest’anno, “Tutti i diritti umani per tutti”, si lega saldamente alle attuali campagne di Amnesty International per il rispetto dei diritti umani, in un periodo nel quale l’intero sistema internazionale di protezione dei diritti umani è minacciato dalla violenza dei gruppi armati e dalle politiche della “guerra al terrore”.
La presenza di Amnesty International si articola in quattro distinte iniziative:
1. La partecipazione di una delegazione di Gruppi Giovani della Sezione Italiana di Amnesty International all’Assemblea dell’Onu dei giovani.
2. Il 5 ottobre, nell’ambito dell’Assemblea dell’Onu dei giovani, un workshop sulla campagna mondiale di Amnesty International “Mai più violenza sulle donne”, con la presenza di Marisela Ortis, esponente dell’associazione “Nuestras hijas de regreso a casa” (Vogliamo che le nostre figlie ritornino a casa”), che da 14 anni lotta per porre fine al femminicidio in corso nello stato messicano di Chihuahua.
3. Il 6 ottobre, sempre nell’ambito dell’Assemblea dell’Onu dei giovani, un workshop dal titolo: “I media ed i conflitti dimenticati: esistono anche se non se ne parla. Che fare?”, con la partecipazione di Paola Zanuttini, inviata de “Il Venerdì di Repubblica”, e di un rappresentante di Amnesty International.
4. La partecipazione alla Marcia per la pace. Attivisti e simpatizzanti di Amnesty International sfileranno dietro lo striscione “I diritti umani passano per Ciudad Juárez e Chihuahua”. Lungo la marcia, Amnesty International allestirà un cimitero di croci rosa, simbolo internazionale della campagna per far cessare gli omicidi seriali di donne in Messico. Per tutti coloro che volessero partecipare alla Marcia della pace insieme ad Amnesty, si rende noto che la sezione di Amnesty International di Roggiano Gravina sta organizzando un pullman arcobaleno con partenza da Roggiano Gravina sabato sera, 6 ottobre.
Tiziana Prezio
Sezione Amnesty International
Roggiano Gravina
Riferimenti per il viaggio.
Nello stesso autobus arcobaleno ci saranno gruppi scout di Fagnano Castello, Roggiano e Cetraro.
PARTENZA: intono alle 22:00 di Sabato 6 Ottobre da Roggiano Gravina.
ARRIVO a PERUGIA: intorno alle 7:00 di Domenica mattina 7 Ottobre.
PUNTO DI RADUNO AMNESTY INTERNATIONAL: alla stazione ferroviaria di Ponte San Giovanni, a circa 2 km da Perugia, alle 8 del mattino di Domenica 7 Ottobre.
Per chi volesse partecipare attivamente con in gruppo di AMNESTY si prega di:
1. creare con il cartoncino bristol mani rosa,
2. creare uno striscione che porteremo lungo il cammino “I DIRITTI UMANI PASSANO ANCHE PER CIUDAD JUÁREZ E CHIHUAHUA”.
INIZIO MARCIA: ore 9:00 di Domenica 7 Ottobre, con la conclusione alla Rocca di Assisi dove si svolgeranno le manifestazioni e i comizi conclusivi.
RIPARTENZA: dopo la chiusura della marcia avremo il tempo di rifocillarci e riprenderemo il viaggio verso casa.
ARRIVO: previsto in tarda nottata di Domenica 7 Ottobre.
Si raccomanda la presenza di soli maggiorenni. Se volessero partecipare minorenni è obbligatoria la presenza di un accompagnatore.
Per l’adesione alla partecipazione c’è tempo ancora qualche giorno.
La quota … dipende dal numero dei partecipanti. Se riusciamo a riempire un autobus da 50 posti la quota andata e ritorno è di € 35,00 a persona, per l’autobus da 32 posti invece sono ancora disponibili pochi posti (4) e la quota è di € 49,00 a persona.
Per chi volesse partecipare si ricorda che colazione, pranzo e cena sono a sacco.
Chi volesse partecipare deve dare subito l’adesione con nome e cognome e generalità al referente per poter essere accreditato, inoltre il posto sarà occupato solo dopo aver versato la quota di partecipazione.
Tiziana Prezio
Responsabile gruppo AMNESTY INTERNATIONAL
ROGGIANO GRAVINA
sabato 29 settembre 2007
luoghi di confine #3
L’etnologo ed antropologo francese Marc Augé definisce i nonluoghi, in contrapposizione ai luoghi antropologici, tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici. Fanno parte dei nonluoghi sia le strutture necessarie per la circolazione accelerata delle persone e dei beni (autostrade, svincoli, stazioni, aeroporti, eccetera), sia i mezzi di trasporto, i grandi centri commerciali, i campi profughi. Spazi, cioè, dove moltissime individualità si incrociano senza entrare in relazione…triste, eh? Eppure è così, pensateci bene: quante volte vi siete trovati in un autogrill, oppure in una stazione ferroviaria, e intorno a voi, pur essendoci decine, o forse, migliaia di persone, non avete mai proferito parola con nessuna di esse, o, ancor peggio, le avete completamente ignorate? E’ questa la dura legge dei grandi numeri della società della surmodernità.
Eppure, guardate bene, non ci vogliono poi tanti numeri per generare un nonluogo.
Infatti, la condizione specifica affinché esso si manifesti è la provvisorietà dello spazio fisico, determinata dal passaggio repentino di tante individualità, e che non ha il carattere della stanzialità, o quello dell’identificazione storica, o antropologica, o relazionale con lo spazio stesso. Sembra difficile da comprendere, ma non lo è, basta pensare all’esatto contrario di un nonluogo. E allora, se pensate ad una piazza di un bel centro storico italiano vi rendete subito conto che quella, pur essendo attraversata da decine e decine di persone, non è un nonluogo, perché in essa si manifesta quel senso di identificazione con la storia, di caratterizzazione individuale e di relazione con gli altri…in essa ci si ritrova, vi si parla, vi si canta, vi si balla, vi si mangia, si è, insomma, collettività appartenente ad uno stesso spazio fisico, luogo per l’appunto.
Ebbene, durante una delle nostre oramai consuete passeggiate cittadine, abbiamo trovato un nonluogo e lo abbiamo impressionato con il nostro occhio digitale: l’autostazione, posta in una parte non poi così periferica della città, anzi. Nonostante essa non sia l’aeroporto di una metropoli, né tanto meno il terminal bus di Milano Centrale, si dichiara precisamente al loro stesso modo: un nonluogo, appunto.
Non crediamo che sia onorevole per una città civile avere spazi alienanti ed alienati, così poco rintracciabili nella memoria collettiva come ambiti di benessere sociale. Crediamo, anche, che una causa determinante di un effetto così poco gradevole, sia anche, e soprattutto, dovuto al fatto che la sua condizione, fisica, estetica, e funzionale, non sia delle migliori, se non addirittura, tra le peggiori.
Forse è il caso che su problematiche del genere si debba sempre e comunque mantenere uno sguardo attento e non superficiale.
Salvatore Dessì & Armando Garofalo
giovedì 20 settembre 2007
operazione canali puliti
.....
Salvatore Dessì & Armando Garofalo
lunedì 17 settembre 2007
trash collection #3
giovedì 13 settembre 2007
seme nel deserto #1
Ma per fare un similitudine che tutti possono capire, la cellula è paragonabile ad una Città. Il suo Comune (il nucleo cellulare, dove sono conservati i codici della vita) delibera sul suo buon funzionamento. All'interno della città sono presenti vari quartieri dove si formano persone addette a varie mansioni. Tra i molteplici lavori c'è quello di ambasciatore che riferisce ai quartieri, al Comune o ad altre città la situazione e le urgenze che si vengono a creare di volta in volta con una risposta pronta ed immediata. Insomma tutta la città lavora in sincronia. Queste città sono autosufficienti per quanto riguarda l'energia: all'interno di ogni città sono presenti delle centrali energetiche che producono energia per consentire che tutto vada avanti. Naturalmente la maggior parte del carburante per produrre energia (fondamentale per la vita delle città) proviene dall'esterno ma le città sanno utilizzare anche la maggior parte dei loro componenti per produrre energia. Tutto è finemente controllato ed all'interno delle città esiste un riciclo per far sì che nessun componente vada perduto.
In un tempo molto remoto, si parla di molti milioni di anni fa, esistevano solo città-stato, ogni cellula era autosufficiente in tutto e per tutto. Ancora oggi esistono esempi di città-stato, basta guardare al microscopio una goccia d'acqua prelevata da una stagno.
Ad un certo punto alcune città hanno "deciso" di cooperare formando delle comunità che da semplici sono diventate via via più complesse.
Questa cooperazione tra città si è evoluta in Stato: l'organismo. Le cellule hanno perso la loro potenza per diventare parte dello Stato. Diversi gruppi di cellule hanno assunto specifiche funzioni, perdendone altre. Ci sono città devolute all'accumulo di sostanze di riserva, città che consentono all'organismo di muoversi nello spazio, città di controllo sia a livello centrale che periferico, città deputate alla formazione di ambasciatori e messaggeri che viaggiano per l'intero Stato e tengono informate tutte le città sulla situazione. Ci sono poi città dove si formano i difensori dello Stato, che controllano, incessantemente, che nessun intruso possa scalfire l'equilibrio. Insomma in uno stato tutte le città cooperano per mantenere l'equilibrio.
Biologia, deriva dal greco bios = vita e logos = conoscenza. Il lavoro del ricercatore biologico è la conoscenza di tutti quei meccanismi che consentono la vita.
Rimanendo nel paragone, il ricercatore è un detective alla ricerca delle relazioni che esistono tra i vari componenti della città e tra le diverse città. In questo momento conosciamo la topografia e alcune relazioni, ma siamo ancora molto distanti dal capire la città, in tutti i sensi.
Oggi il ricercatore non può più lavorare da solo, il lavoro di ricerca è un continuo aggiornamento rispetto a tutte le ricerche che ogni singolo ha pubblicato tutto il mondo. Il lavoro del ricercatore si può dividere in un lavoro pratico, in cui ottengono una serie di dati, ed in un lavoro intuitivo e deduttivo, in cui interpreta i dati sulla base di quello che gia si conosce.
Alcune volte la ricerca può essere esaltante ma alcune volte è frustrante. Il ricercatore deve avere molta pazienza e deve saper accettare i fallimenti. Un ricercatore deve avere la mente aperta e non fissata in rigidi inquadramenti che fanno male alla conoscenza. Un ricercatore deve essere positivo anche quando ottiene dei dati che potrebbero confutare la sua ipotesi. Anche un risultato negativo può trasformarsi in un risultato positivo.
Qualcuno potrebbe chiedersi: ma a cosa serve tutta questa ricerca? Beh, le città continuano ad esistere anche se noi non le conosciamo ancora alla perfezione, ed ugualmente fanno gli Stati. In risposta a questo ci sono due possibili alternative. Una più ideale, secondo la quale l'uomo è nato per conoscere, e questa non è una mia idea, ma proviene da uno dei più grandi poeti, Dante Alighieri. L'altra, più applicativa, per cui conoscere la città ci consente di intervenire in un mal funzionamento delle città stesse. Ecco, la ricerca ci consente di migliorare le piante a scopo alimentare, ci consente di utilizzare piante e microrganismi per ripulire l'ambiente sporcato dall'uomo. Insomma, la ricerca applicata è utile in tutti i campi della vita umana, e non solo in quello biomedico Il lavoro del ricercatore è un lavoro lungo ma consente, con la cooperazione, di far evolvere questo mondo in modo equilibrato.
Ricerca = sviluppo. Sviluppo = miglioramento della vita di tutti i giorni.
domenica 9 settembre 2007
trash collection - glamour style
via di Serra di Crispo
via Timpone Scifariello (area P.I.P.)
contrada Virtù
contrada Virtù
contrada Virtù
contrada Virtù
Salvatore Dessì & Armando Garofalo
trash collection - noir style
contrada Pietà
via di Serra di Crispo
contrada Pietà
prima periferia urbana
prima periferia urbana
prima periferia urbana
Salvatore Dessì & Armando Garofalo
mercoledì 11 luglio 2007
benvenuti
la speranza
La speranza è il coraggio di guardare avanti. La speranza non è una virtù interiore, ma un principio con valenze etico-sociali. La speranza è l’etica che nasce come protesta e che pone il non-essere come positivo, perché dà voce alla mancanza e vede ciò che non va nell’essere per poter cambiare.
La speranza è l’esodo: il popolo in cammino che cerca di liberarsi dai dei-uomini, dai padroni, e dal sacro. La speranza è la possibilità di dissentire, è il guardare al presente per cambiarla per miglioralo. La speranza è di nuovo l’esodo: la possibilità di dire no, è il principio, perché sperare è liberarsi.Il futuro è ciò che ha il ruolo primario. Dovremo privilegiare lo sguardo in avanti, e non quello indietro. Il futuro, è ciò che è davanti a me e mi chiama, e questo futuro è il futuro umano. Noi siamo costitutivamente aperti e dobbiamo essere disponibili, disponibili al cambiamento. Dobbiamo aprirci al futuro, e il nostro modo di stare insieme si deve pensare non per ciò che è ma per ciò che deve essere. Speranza significa recuperare le utopie sociali, perché noi siamo una società in cammino. La verità viene dopo. Ma la nostra speranza non ci deve portare né ad un’impazienza impulsiva e iperattiva, che porterebbe alla rivoluzione per la rivoluzione, alla destabilizzazione perenne; né all’attesa inerte, passiva e rassegnata. La speranza dovrebbe permetterci di guardare con i nostri occhi il presente, e vedere cosa vogliamo cambiare; ma non deve impedirci di apprezzare il presente. Bisognerebbe guadare l’oggi pensando al domani, perché l’uomo è condannato ad essere libero. Una volta gettato nel mondo è responsabile del suo avvenire, del suo futuro. “L’uomo è l’avvenire dell’uomo”, diceva Sartre.
L’uomo deve inventarsi ogni giorno che passa, e per farlo non può che guardare al futuro e sperare, dicendo no, e dissentendo contro ciò che nel mondo non va. L’uomo per inventarsi ha bisogno di sogni, progetti, speranze. La speranza è il noi del popolo in cammino, è il noi degli uomini che costruiscono l’avvenire.
iniziamo a DIAFRAMMARE
Diamo un'immagine a ciò che i nostri occhi a volte non si soffermano a vedere, ma che esiste, è lì, in tanti angoli della nostra città, a testimoniare quella società colta, emancipata ed attraente, che i nostri nonni ci hanno raccontato essere stata.
Inviaci le tue foto (amatoriali o professionali) e le tue generalità all'indirizzo e-mail: diaframmi@diaframmi.it
Salvatore Dessì & Armando Garofalo
luoghi di confine #1
periferia di confine #3
periferia di confine #4
Mandaci le tue foto (formato jpg, dimensione max 2Mb) e le tue generalità all'indirizzo: diaframmi@diaframmi.it. Saranno pubblicate nelle prossime sezioni di "luoghi di confine".
Salvatore Dessì & Armando Garofalo
luoghi di confine #2
centro di confine #2
centro di confine #3
centro di confine #4
centro di confine #6
centro di confine #7
centro di confine #8
centro di confine #9
Salvatore Dessì & Armando Garofalo