venerdì 12 ottobre 2007

seme nel deserto #2

Il secondo appuntamento, bene. Volevo iniziare da dove ho concluso in seme nel deserto #1. Una semplice equazione. Ricerca = sviluppo e sviluppo = miglioramento della vita. Sulla seconda uguaglianza credo che siamo tutti d'accordo, ma sulla prima non credo, visto come sta andando la situazione ricerca in Italia e in particolare in Calabria. L'Italia è il fanalino di coda in questo ambito, il Governo è cambiato ma la ricerca rimane sempre ai minimi termini. Qui in Italia bisogna fare i salti mortali per fare un esperimento, e tanto di cappello ai ricercatori Italiani che lavorano in Italia (e tra questi mi ci metto anch'io), per il sapersi barcamenare con i pochi soldi stanziati per la ricerca e per il saper ottenere ottimi ugualmente risultati. Non parliamo poi dei salari, tra i più bassi in Europa.
Eppure con un po' di buon senso si può arrivare a capire che ricerca è uguale a sviluppo, e di conseguenza, questo porterebbe ad un risparmio per le economie nazionali. Infatti, con la ricerca si scoprono tecnologie nuove e in questo modo si possono migliorare le condizioni di vita. Adesso siamo costretti a comprare le scoperte fatte da altri paesi e da loro brevettate (furbi!), e questo comporta una spesa che potremmo evitarci facendo la scoperta in casa, brevettandola e vendendola agli altri paesi.
La Comunità Europea ha messo a disposizione per la ricerca milioni di Euro che non vengono sfruttati o vengono sfruttati male da chi vuole chiedere finanziamenti solo per arricchire il suo portafoglio. Un discorso a parte andrebbe fatto sulla presentazione dei progetti che gli italiani (compreso me!) non sanno fare: siamo troppo prolissi e poco sintetici, e facciamo difficoltà a descrivere l’obiettivo che vogliamo raggiungere…forse è il caso di partire proprio da qui! Impariamo innanzitutto a presentare un buon progetto e poi i soldi incominceranno ad arrivare, anche senza passare necessariamente dagli enti pubblici, utilizzando l’iniziativa privata di ogni uomo-scienziato di buona volontà.
In Italia ci sono molti centri di eccellenza con macchinari costosi e all'avanguardia ma…nepotismi vari, sfruttamento dei finanziamenti non proprio per la ricerca, non li fanno perseguire nel loro scopo.
La ricerca potrebbe essere un punto cardine per la Calabria che potrebbe risorgere anche con questa fonte di guadagno. Posti di lavoro per i laureati in discipline scientifiche, scoperte all'avanguardia sia biomediche che biotecnologiche (vegetali e animali) e chi più ne ha più ne metta.
Qui abbiamo lo stupendo Parco Nazionale del Pollino che fino a questo momento è stato cristallizzato nel suo ruolo meramente formale ed istituzionale. Spesso è stato visto come un ostacolo per la sviluppo, quando invece potrebbe essere una fonte inesauribile di risorse per la ricerca, e non solo, facendo così sviluppare le comunità che in esso sono presenti, e conseguentemente l'intera Calabria.
Ma dico di più: la ricerca e l'analisi possono servire a salvaguardare questo bellissimo parco che abbiamo a pochi chilometri di distanza. Faccio un solo esempio, ancora oggi, a 3 mesi di distanza, non sappiamo niente sulle analisi fatte dall’ARPACAL nel sito del deposito di pneumatici andato i fumo nell'incendio del Luglio scorso. Questo fa riflettere! E se le ricerche le avessimo fatte in casa, con un nostro laboratorio presente sul territorio? Ma ancora meglio. E se fosse stato presente un centro di ricerche avanzato, pieno di gente che vi lavorava, con un indotto florido e ricco di iniziative, secondo voi, i “terroristi ambientali” avrebbero avuto motivo di attaccare questo poderoso monumento ambientale? Non credo. Quando c’è benessere diffuso, difficilmente accadano episodi come quello successo qualche mese fa.
Il Pollino è un Parco Nazionale e attualmente lo si tratta come una montagna qualunque. In molti parchi esistono laboratori dedicati che ricevono finanziamenti per ricercare su vari aspetti della flora e della fauna dei parchi. E allora vi lascio con una domanda: perchè qui in Calabria non si fa niente di tutto ciò?
Al prossimo appuntamento di "seme nel deserto".

La struttura dell'Orto Botanico di Conca del Re a Castrovillari è un esempio di come i soldi pubblici vengono mal spesi. Si potrebbe fare di questo luogo un polo di ricerca d'eccellenza per le scienze naturali, solo se...


Davide Mainieri

1 commento:

Anonimo ha detto...

Penso che il tema parco Pollino sia un tema molto delicato... putroppo il nostro parco non solo non è sfruttato come risorsa per la ricerca per la ricerca, e non è valorizzato in quel senso, ma non è neanche valorizzato come risorsa turistica (che dovrebbe essere il minimo). Manca ad esempio di segnaletica e di aree ben gestite...e poi di molto altro ancora!! Lavorare sul parco, che fa parte di noi, sarebbe valorizzare quelle nobili radici che diaframmi vuole farci riscoprire, quelle radici spesso dimenticate perchè lasciate all'incuria... Questo vuole solo essere un piccollissimo invito a riscoprire e a conoscere meglio quel tesoro che noi possediamo che è il nostro Parco!

Marta