Ogni sera verso le venti e trenta, schiaccio il telecomando su Retequattro. È la prima volta della giornata che rimango alla visione di quel canale per più di dieci secondi, il telegiornale è finito da un pezzo e il pericolo di vedere le squallide dissertazioni di Emilio Fede è molto distante, talaltro il meglio del suo show l’ho già visto su blob. Dopo un’abbondante dose di biscotti mangiati da un Tarzan metropolitano, automobili che superano ogni ostacolo seguiti da un’aria francese, polizza da stipulare, la Vanessa e Panariello con la Wind, Dj Mike e Fiorello con Infostrada, scatta l’ora di Walker Texas Rangers, scritto e interpretato da Chuck Norris. Walker è un ranger del Texas, esperto in arti marziali, insieme al fido aiutante Trivert affronta e sgomina a mani nude ogni tipo di pericolo, riuscendo sempre a sconfiggere il male in qualunque forma essa si presenti.
Stamani a scuola, gli studenti hanno inscenato una protesta rumorosa con striscioni, grida, fumogeni, non l’avevano contro la Gelmini, Beata Ignoranza, ma era diretta verso il nuovo preside, fisico asciutto e sempre elegante nei suoi abiti grigi o scuri, perché non concede loro per motivi di sicurezza l’uso del cortile e fa suonare la campana di uscita alle 13,25 invece che alle 13,20 come accadeva negli anni scorsi. Mentre i ragazzi spingevano verso le porte chiuse, ad un tratto una bidella molto imprudente ha aperto una porta per sgridarli. Non l’avesse mai fatto, subito due o tre ragazzi, quelli nelle prime file, sono entrati dentro o meglio sono stati scaraventati dentro dai compagni eccitati. Un’altra bidella è corsa a salvaguardare l’incolumità fisica della collega, seguita da una prof bionda, alta 1,61 che aveva avuto la brillante idea di fermare l’invasione con la sua dialettica. La situazione stava precipitando, allora sono accorso anch’io per bloccarli. In realtà, ho solo agitato le braccia, parlottando con i nuovi arrivati nell’atrio. Poi è accorso anche Ridge Forrester, ma dal nulla è comparso Cordell Walker che guardando negli occhi gli invasori ha detto con voce ferma: “Avanti sono qui che vi aspetto!”
I ragazzi sono spariti dagli occhi dei presenti e il preside scendendo dalle scale ha sorriso, io mi sono girato verso Walker, ma lui era già andato via.
Negli episodi Trivert non è molto fortunato. Viene ferito una puntata si e l’altra no per ragioni di bilancio sanitario. Negli Stati Uniti l’assistenza sanitaria non è gratuita come da noi, ma ognuno deve coprire le spese con la propria assicurazione, altrimenti viene cacciato fuori. Un po’ come vorrebbe fare il signor Bonapezza da noi. Se combatte contro Walker perde sempre facendo delle figure ridicole. Il cappello gli sta in testa dandogli l’immagine di un fungo giallo dal gambo nero, probabilmente velenoso. Ha la mania di investire in borsa, perché ha il fiuto degli affari, ma Walker si è molto arrabbiato quando con un investimento sbagliato gli ha fatto svanire tutti i risparmi. Oggi le borse hanno vissuto un altro venerdì nero, guardando in tv le immagini delle facce disperate dei brokers, ho visto Walker comparire da dietro un tavolo e avanzando verso la calca con il volto duro, ha buttato ai piedi di un uomo svenuto la pistola e ha affrontato a mani nude il Re della Borsa. L’uomo con un cilindro nero sulla testa, si è morso le labbra e storcendo il muso ha gridato così forte che il teleschermo ha tremato: “Sono venticinque anni che ti aspetto!” Il ranger con il cappello ben calato sulla testa senza mostrare la minima emozione, ha detto: “Ti sembreranno pochi!”
Le ambulanze giunte a caricare gli infartati, i cerusici, i delusi, i perdenti, i nuovi poveri hanno dovuto aspettare che il Re della Borsa fosse ricomposto dopo aver ricevuto un paio di calci nello stomaco da parte di Cordell. Le quotazioni delle azioni non sono risalite, ma il buonumore è tornato sui volti dei presenti anche perché il Signor Bonapezza ha raccontato, salendo su un vassoio di argento, una barzelletta letta sull’ultimo numero di Dylan Dog.
Questo è proprio un mercoledì da lanciare nello spazio legato ad un petardo come ha fatto l’altra sera Cri, davanti agli occhi estasiati di Gregorio, che tra le mie braccia saltellava seguendo la traiettoria dell’oggetto volante perdersi nel cielo, verso una esplosione colorata di rosso, azzurro, giallo, verde. Quando le cose ti vanno male non possono essere separate le une dalle altre. La Juve ha pareggiato in casa contro la Samp, che ha segnato in virtù di un solo tiro in porta, peraltro bella l’azione del buon Cassano, ma i bianconeri hanno colpito quattro tra pali e traverse prima e dopo il pareggio di Amauri, tuffo di testa alla Bettega, su cross del geniale Giovinco. Speriamo che ora Ranieri lo faccia giocare di più per il bene nostro e del Deportivo. Infatti, il Deportivo ha perso fuori casa contro l’Atletico Alario, per una rete a zero. Diavolo, gli ha segnato Fini del Cagliari, ma chi è sto tizio! Noi abbiamo collezionato solo 64,5 mentre lui 69,5. Le cattive notizie potrebbero sembrare finite, invece succede che apro la posta e trovo una e-mail di Mimmo dal titolo “Sfiga nera”. L’ho aperta: Mutu con le sue tre reti e un rigore parato da Handanovic, che io e Bene non abbiamo schierato con il Deportivo preferendogli Marchetti, ci hanno fatto perdere 4 a 2 contro Ivan. Era ultimo in classifica! Non è finita! Adriano con una mano galeotta ha sbloccato il derby della Madonnina e lo scudetto sembra per la quarta volta nerazzurro per la gioia di Moratti, Mourinho e il malvagio Collina da Perugia. In compenso il lavoro va bene, si parla di ventimila assunzioni di precari della scuola, secondo le decisioni dell’economico Tremonti. Qui il sole gelido brucia le dita e non sopportando l’esclusione di Tricarico e degli Afterhouse al nuovo Sanremo, rovisto nei cassetti qualcosa che mi aiuti a vincere il tedio dell’istante. Non ho voglia di dolce, vorrei qualcosa di salato e finalmente trovo una Amica Chips, avvolta in una stagnola. Che cosa ci fa là? Sembra smarrita tra tante scatole chiuse, la prendo dopo averla scartata. Non ha un cattivo odore. Chi me l’ha data? Non ricordo bene, penso sia stata un regalo dell’amico Rocco. Si, sarà stato lui, quel giorno al Panorama il suo sguardo si perdeva oltre il cartellone pubblicitario ed io l’ho presa solo dopo aver ripetuto nella mente le sue parole su quella deliziosa patata, addentata dalla sua bocca. Ho gettato senza pensarci un foglietto allegato: parlava di un premio da vincere. Buona esca per gli sciocchi!
Stanotte non ho dormito bene, ho avuto uno strano formicolio nel corpo. Le braccia sembravano spezzarsi in mille pezzi e le gambe si torcevano senza fine. Mi rigiravo tra le lenzuola ma il mio corpo sembrava essere separato in due parti. Ora ho tanto sonno, l’orologio suona e nelle orecchie ho sempre quel motivetto dei Boney M, mi pare si chiami “Daddy Cool”. Chissà perché? Sono le nove, devo alzarmi, ho tanto da fare, anche se a scuola mi aspettano solo le ultime due ore della giornata, le più brutte e quelle che tutti tendono ad evitare. I ragazzi sono stanchi e non hanno voglia di fare niente. Io per evitare discussioni, tratteggiare sgorbi simili al due sul registro, le dedico alla lettura e al commento delle notizie riportate sul giornale. Non è che la cosa piaccia più di tanto ai ragazzi, ma è sempre meglio di seguire le vicissitudini di Renzo e Lucia o recitare i nomi dei sette re di Roma. Mi devo alzare, non ho nessuna voglia di farlo. È troppo bello il caldo sotto le coperte. Guardo la sveglia, porca sono le nove e un quarto, devo assolutamente farlo. Butto le coperte oltre l’ostacolo, mi scuoto, in pochi secondi sono seduto fuori dal letto e…cazzo! Una ciabatta è già attaccata al mio piede, quella sinistra giace lontana accanto alla porta. Come fare? Dovrò poggiarlo per forza sul pavimento gelido e…cosa mi succede? Non so…aiuto! Sono impazzito! Non pensare, non pensare, non pensare, mentre ascolto sempre “Daddy Cool”.
Non voglio alzarmi, rimango dentro le coperte. Tremo ma non ho freddo. Il cuore mi batte senza fermarsi, non so cosa dire, la bocca è secca. Ho sete, come fare? Dovrei alzarmi, andare verso la cucina. Noooo, non voglio farlo! Ho troppa paura di quello che mi succede. Non voglio muovermi. Sto troppo bene sotto le lenzuola lontano dal mondo dominato dal signor Bonapezza e dai suoi sgherri dalla faccia curata e il fazzoletto verde o la coppola di profilo sulla testa. Voglio bere, ma non posso alzarmi. Vedo il mio piede….noooo, sono un povero egoista in questo momento. Poi devo andare a scuola, come faccio? Ho sete……cosa ci fa la bottiglia nella mia mano. È incredibile…non voglio bere. Ho la nausea. Glu…glu…glu…glu. Ho finito di bere e la bottiglia dov’è finita. Ecco che ritorna…è così deliziosa nel suo connubio tra la fresca e quella a temperatura ambiente. Come ha fatto a finire qui? La bottiglia era in cucina, vicino al frigo. Come ha fatto a finire qui. Ho ancora sete…come faccio a prenderla nuovamente? Eccola…è ritornata. Glu…glu…glu…glu… ho finito. Dov’ è ora la bottiglia? È di nuovo scomparsa, la pancia freme, mi lancia scudisciate verso l’esterno, sotto le coperte l’aria ormai è irrespirabile. Che odore nauseabondo, mi arriva alla narici. Chi mi alza le coperte? Chi è sotto le coperte? Aaaahhhhh! Non voglio vedere, i miei occhi cosa mi mostrano? Non voglio credere alle pupille malate che posseggo. Non pensare, non pensare, non pensare.
La pancia mi scoppia, ma non voglio alzarmi. Resisterò fino a quando mi sarà possibile….nooooo! Non ce la faccio più, devo scappare al bagno.
Così scuoto le coperte e le allontano da me. La pancia mi scoppia e la fronte si riempie di sudore. Ahhh, maledetta! La ciabatta è ancora lontana dal letto, è vicina alla porta. Dovrò per forza alzarmi poggiando il piede nudo sul pavimento. Lo odio….ma cosa succede….non ci posso credere la ciabatta è infilata al piede. Come sarà successo? Aaaahhhh! Povero me, sono diventato crazy, totalmente crazy. Non voglio alzarmi, devo tornare immediatamente sotto le coperte. Rifugiarmi contro le tentazioni di questo mondo, ma non ce la faccio, la pancia è diventata un cannone impetuoso a ricoprire di vittime il suo tratto di fronte. Sono nel bagno, fermo, alzato davanti al water a contemplare il mio prodotto ultimo. Che colore strano che ha e poi non puzza molto. Maledizione è finita la carta igienica: il nuovo rotolo lungo ben cinque metri è chiuso dentro l’armadio. Devo prenderlo…ma cosa ci succede alla mia mano. Aaahhhh! Che orrore….ho una mano lunga all’inverosimile. È arrivata fino all’anta dell’armadio, la apre e prende il rotolo. Aaaahhh! Ora sta ritornando indietro….è proprio la mia, mi tocca il viso. È bellissimo! Cosa mi è successo, sono diventato un mutante come gli X-Men…aaaahhh! Ora tutti mi odieranno come sui fumetti e i leghisti mi espelleranno dal paese. Maledetti, cosa mi avete fatto. È tutta colpa dell’inquinamento di questa pianura padana del cazzo! Cosa mi avete fatto respirare per diventare un mostro! Non pensare, non pensare, non pensare.
Crazy, i’m crazy, only crazy. Sto pensando, non sono pazzo o allucinato. È tutto vero! Mi è caduto lo spazzolino per terra, ora dovrò disinfettarlo con l’acqua bollente…ma, sono riuscito a prenderlo. Il braccio mi si è allungato fino a terra, l’ho preso prima che toccasse il suolo. È stretto nella mia mano, lo poso nel bicchiere. Vediamo cosa succede all’altro braccio…si allunga anche il braccio sinistro. Devo non pensare a niente, solo provare. È così tardi devo correre a scuola, tra poco inizia la quarta ora e devo ancora vestirmi. Chissà che ora sono? Sono le dieci, come faccio a saperlo….ahhh! Dov’è finito il mio corpo…non lo trovo più. Sono in camera da letto a guardare l’orologio e…il mio corpo è nel bagno. Sono un fenomeno…mi si allunga anche il collo. Ora ricordo: ero terrorizzato prima perché ho visto anche i miei piedi allungarsi. Sono diventato come un essere capace di allungarsi a suo piacimento. Non ho tempo per pensare, devo correre a scuola. Prendo la borsa di corsa, non ho bisogno di andare nell’altra stanza, l’ho presa al volo ed ora vado via.
Ho finito le mie ore, dovrei correre a casa a cucinare qualcosa, invece sono qui davanti allo schermo di un pc. Non ho fame e francamente non ho troppa voglia di tornare fra quelle quattro mura. Ecco è finalmente comparso quello che cercavo: Reed Richards, Mister Fantastic, ha acquisito i suoi poteri in seguito ad una esposizione dei raggi cosmici, può allungare a suo piacimento il suo corpo come fosse di gomma. Ecco sono diventato come Mr. Fantastic! Sono il nuovo Mr. Fantastic! È una cosa angosciante e meravigliosa allo stesso tempo: posso fare qualsiasi cosa rimanendo seduto nella mia poltrona rossa. Aaahhh! Sono l’unico supereroe del pianeta e ora posso sferrare un calcio in culo al signor Bonapezza o tirargli uno per uno i capelli trapiantati sulla testa, senza paura di essere scoperto. Non troverà nessuno colpevole e forse perderà la sua presunzione di essere invincibile. Sono il primo Avengers della storia dell’umanità. Pero, c’è un però….nessuno dovrà mai conoscere mai il mio segreto perché come ha detto Zio Ben: “Da un grande potere deriva una grande responsabilità!” Ora basta leggere, lo farò più tardi sul mio portatile, devo correre a casa a riflettere su quello che mi è successo. Via….senza pensare a niente.
Sono appena tornato a casa. Ho chiuso la porta dietro di me quando…ho sentito suonare il campanello. Strano nessuno sa dove abito con precisione, chissà chi è? Mi si presenta davanti il padrone di casa, sarà per qualche bolletta da pagare. Santa pazienza, proprio adesso che non ho voglia di vedere nessuno. Infatti il mio padrone di casa che abita un paio di piani sopra di me, non mi disturba quasi mai, possono passare anche un paio di settimane senza vederlo. Viene a bussare alla mia porta solo quando si tratta di pagare le bollette del gas, Madonna Santa quando è aumentato, altro che le misure anticrisi approvate dal governo del buon senso. Invece la sua voce tinta di influsso emiliano mi dice: “Professore stamani è arrivata questa lettera per lei. Ho pensato che fosse importante, gliel’ho portata”.
Dopo un veloce scambio legato alle condizioni del tempo e un cordiale saluto, il vecchietto si gira verso le scale e scompare immediatamente verso i piani superiori. Chiudo la porta, chi sarà mai? Nessuno ha questo indirizzo, chi sarà mai? Chi mi conosce così bene, è vero che siamo tutti pedinati...
Senza arrivare in cucina, apro la busta e una lettera stampata a caratteri laser mi appare sotto gli occhi e…sono proprio diventato matto, non c’è nulla da fare sono totalmente crazy.
È la quinta volta che la leggo e non riesco a capirci niente. Che cosa significa tutto questo:
“Caro signore B*, ci congratuliamo con lei per aver vinto il primo premio del concorso sponsorizzato da Amica Chips:
Diventa Supereroe per una settimana
La Marvel Comics e la DC Comics le comunicano che lei potrà assumere per ogni settimana il potere di un supereroe da lei desiderato, ogni sua eventuale mutazione sarà accompagnata dall’ascolto soggettivo del seguente motivetto cantato dal gruppo musicale americano degli anni 80, i Boney M. Il brano, in questione, è “Daddy Cool”, come nella pubblicità in visione su tutte le reti nazionali. Non dimentichi mai di acquistare sempre una confezione della nostra patatina preferita: Amica Chips
Le raccomandiamo in ogni caso di tenere segreta la notizia del premio vinto pena la perdita dello stesso. Per ulteriori chiarimenti potrà consultarci al sito www.diventailtuosupereroepreferito.it o ci scriva alla e-mail:diventasuperoeroe@.it
Può anche chiamarci ai numeri telefonici: 0004-546457 o 0005-99844.
Addì 20 febbraio 2009
Il Direttore responsabile
XXXXXXXXXXXXXX”
Ho passato tutta la notte insonne. Appena mi addormentavo, mi balenava davanti agli occhi la lettera mandatami stamani. Così mi risvegliavo, farneticavo qualcosa, guardando la luce del lampione penetrare debolmente nella stanza. Tutto sudato mi rigiravo dall’altra parte, cercando di addormentarmi. Ma appena chiudevo gli occhi, la scena si ripeteva e in preda ad un leggero dormiveglia ho atteso il suono della sveglia. A quel punto uno spasimo di sonno mi catturava e mi sono alzato verso le sette e trenta con molta fatica. Per questo ho dovuto bruciarmi le labbra nel consumare la mia tazza di te al limone e con un ritardo apparentemente mostruoso sono uscito di casa. Ho evitato un’automobile sfrecciarmi davanti ai piedi e girato l’angolo mi sono trovato davanti….Cordell Walker. Non sapevo cosa dirgli, erano tante le cose che avrei voluto chiedergli, fargli almeno un saluto, ma la lingua giaceva immobile nella bocca secca.
“Senti ragazzo abbiamo bisogno di te” mi ha detto sorridendo dietro la sua barba rossiccia.
“Stasera vengo a prenderti verso le dieci insieme ad Harry. Abbiamo una faccenda da sbrigare” e senza aspettare una mia risposta si è diretto verso il semaforo.
Dopo almeno qualche minuto ho cominciato a correre dietro a Walker, ma…era sparito nel nulla. Strano avevo la visione libera del panorama per almeno di un chilometro verso ogni senso di marcia e non c’era traccia del mio interlocutore. Così sono andato a scuola ripensando a quell’appuntamento serale.
Michele Messina