martedì 19 gennaio 2010

Esercizi di volo - Claudia Zicari a Roma

Sabato 23 gennaio lo spazio EX ELETTROFONICA (in vicolo Sant'Onofrio n°10 a Roma) inaugurerà la personale di Claudia Zicari dal titolo Esercizi di Volo, a cura di Simone Battiato. La mostra, terza di una rassegna che lo spazio dedica alla scultura femminile contemporanea, nasce da una riflessione sui condizionamenti che regolano e influenzano la formazione e lo sviluppo dell’identità individuale e sociale. Il piombo, materiale utilizzato dall’artista per dare forma alle sue opere, viene liberato dalla sua natura di metallo pesante attraverso un lavoro che richiama i ritmi di un fare artigiano svelando la natura ambivalente e ingannevole degli oggetti presenti in mostra. I lavori evocano il mondo dell’infanzia e del gioco durante i quali si ha il primo scontro con la realtà; Zicari recupera alcuni oggetti carichi di storia incontrati casualmente lungo il cammino e decide di dar loro un nuovo status ontologico; bisogna riportare alla luce la propria antichità (Claudio Cintoli) per opporsi all’entropia della memoria e del tempo del mondo contemporaneo (Claudia Zicari). Obiettivo dell’artista è apprendere l’arte di camminare senza peso di calviniana memoria attraverso la propria abilità e costanti esercizi di volo. Chiudono la mostra alcuni disegni realizzati su fogli di carta di riso che per la loro leggerezza fanno da contrappunto ai lavori di piombo.

Una Pesante Leggerezza di Simone Battiato

Il sogno ad occhi aperti non è un vuoto mentale. È piuttosto il dono di un’ora che conosce la pienezza dell’anima”. G. Bachelard

Era de maggio, e con Claudia passeggiavamo sul molo del porto di Anzio. Solo da qualche giorno Beatrice ci aveva comunicato il mese in cui si sarebbe inaugurata la mostra nella sua galleria. Discutevamo riguardo il nucleo concettuale del lavoro da proporre, convinti entrambi che la nostra proposta estetica dovesse aprire allo spettatore una finestra di riflessione sui fenomeni del mondo contemporaneo che influenzano il nostro vivere e il nostro modo di essere.

Claudia era rimasta favorevolmente colpita da un testo di Fredric Jameson da me prestatole, Il Postmoderno o la logica culturale del tardo capitalismo (1984), nel quale il critico letterario americano alla fine dello scritto sviluppa il concetto di cognitive mapping: l’individuo per superare i numerosi conflitti presenti nella società contemporanea deve adottare una nuova strategia culturale sviluppando una giusta distanza critica, creando quella che lui definisce un’estetica della cartografia cognitiva, attraverso la quale acquisire una nuova e accresciuta consapevolezza della sua posizione nel sistema globale.

Sviluppare dunque una dialettica rappresentazionale che contenesse in nuce questa riflessione, capace di dare forma attraverso una pesante leggerezza alle ragioni del fare: questo sarebbe stato il nostro obiettivo comune; iniziava così il nostro paso doble.

Durante questi mesi il confronto tra noi due è stato via via più serrato, quasi quotidiano, sempre schietto, spinti entrambi da un’urgenza comune di chiarezza concettuale e metodologica che doveva portare a un risultato formale chiaro.

La mostra di Claudia Zicari è frutto di una riflessione sui condizionamenti che regolano e influenzano la formazione e lo sviluppo dell’identità individuale e sociale.

Le opere nascono, come afferma l’artista stessa, «dalla polverizzazione del tempo che le ha generate»; a volte è un tempo lontanissimo, legato all’infanzia e alla percezione originaria che si ha della realtà in questa fase iniziale della nostra esistenza. Claudia recupera le emozioni cristallizzate trasformandole in nuove epifanie; bisogna riportare alla luce la propria antichità (Claudio Cintoli) per opporsi all’entropia della memoria e del tempo del mondo contemporaneo (Claudia Zicari): questo è il desiderio intimo dell’artista.

I lavori sono realizzati in piombo, materiale che viene liberato dal suo stato di metallo pesante attraverso un lavoro che richiama i ritmi di un fare artigiano. La fatica dell’artista nel trasmutare la natura del metallo diventa metafora della difficoltà, per una donna, di sviluppare una piena evoluzione del sé in ambito familiare, professionale e sociale, perché ancorata spesso a vincoli inscindibili.

Il confronto con la materia grezza è il primo ostacolo che l’alchimista deve superare per raggiungere l’aura apprensio attraverso l’opus.

Per mezzo di un esercizio corporeo costante a volte ai limiti della sofferenza Claudia ha tagliato, inciso e cucito il piombo con un chiodo fisso: liberarsi dal peso morto della materia. Gli esercizi corporei diventano esercizi di volo per abbandonare l’involucro della crisalide.

Claudia recupera alcuni oggetti carichi di storia incontrati casualmente lungo il cammino e decide di dar loro un nuovo status ontologico. Si confronta con lo spazio della galleria e crea un percorso all’interno del quale muoversi e dialogare con le sue epifanie.

La culla dell’infanzia è il primo nido che accoglie l’essere umano subito dopo aver abbandonato gli agi della condizione uterina. La coperta può proteggere e può tarpare le ali. Non favorisce il volo. È scostata, appoggiata e piegata sulla culla. L’essere è nel mondo e inizia a conoscere. Alto è il rischio di utilizzare gli strumenti sbagliati (TV), suasori ma vuoti. La trama del planisfero, con il quale i bambini alla scuola elementare impararono la geografia, riproduce il macramè, merletto a nodi medievale di provenienza orientale che le donne anziane del Sud sono solite indossare, metafora di una sorta di velo di Maya che non fa vedere oltre e di una condizione femminile pigra al cambiamento. Le scarpette di piombo cucite a mano (La Bambina Guerriera) sono la risposta dell’individuo che vuole superare il peso degli ostacoli (i sassi) e i vincoli culturali che ci legano, a volte in maniera sbagliata, al passato (le foglie). Per farlo è necessario apprendere l’arte di camminare senza peso di calviniana memoria attraverso la propria abilità e un metodo individuale.

La fisicità materica del piombo, la sua capacità di trattenere e riflettere la luce, la natura ambigua e ingannevole del materiale cedono il posto nella piccola sala della galleria ad alcuni disegni realizzati su carta di riso, che sviluppano alcuni temi recuperati anche da precedenti esperienze. Un respiro sottile e delicato dopo tanta pesante leggerezza.

www.claudiazicari.it

www.exelettrofonica.com