giovedì 6 maggio 2010

Concerto Niccolò Fabi - Solo un uomo Tour


Con l'organizzazione di Gianni Colaci, Andrea Davoli e dell'Associazione Culturale "diaframmi", Sabato 15 Maggio 2010 alle ore 21:00, presso il Teatro Sybaris del Protoconvento Francescano di Castrovillari, farà tappa il nuovo tour del cantautore Niccolò Fabi, "Solo un uomo".
Niccolò Fabi sarà a Castrovillari per la prima volta. “E’ felice di farlo – fa sapere agli organizzatori – anche per presentare il suo ultimo lavoro, “Solo un uomo”, cd uscito nel 2009″. Un grande cantautore e una bella persona per una serata di musica speciale.
Il biglietto costerà 15,00 €, e potrà essere acquistato presso Dany Music a Castrovillari in via Mazzini n°57/A (telefono 0981.27084), oppure contattando l'organizzatore Gianni Colaci al numero 347.1860132.

Salvatore Dessì & Armando Garofalo

martedì 19 gennaio 2010

Esercizi di volo - Claudia Zicari a Roma

Sabato 23 gennaio lo spazio EX ELETTROFONICA (in vicolo Sant'Onofrio n°10 a Roma) inaugurerà la personale di Claudia Zicari dal titolo Esercizi di Volo, a cura di Simone Battiato. La mostra, terza di una rassegna che lo spazio dedica alla scultura femminile contemporanea, nasce da una riflessione sui condizionamenti che regolano e influenzano la formazione e lo sviluppo dell’identità individuale e sociale. Il piombo, materiale utilizzato dall’artista per dare forma alle sue opere, viene liberato dalla sua natura di metallo pesante attraverso un lavoro che richiama i ritmi di un fare artigiano svelando la natura ambivalente e ingannevole degli oggetti presenti in mostra. I lavori evocano il mondo dell’infanzia e del gioco durante i quali si ha il primo scontro con la realtà; Zicari recupera alcuni oggetti carichi di storia incontrati casualmente lungo il cammino e decide di dar loro un nuovo status ontologico; bisogna riportare alla luce la propria antichità (Claudio Cintoli) per opporsi all’entropia della memoria e del tempo del mondo contemporaneo (Claudia Zicari). Obiettivo dell’artista è apprendere l’arte di camminare senza peso di calviniana memoria attraverso la propria abilità e costanti esercizi di volo. Chiudono la mostra alcuni disegni realizzati su fogli di carta di riso che per la loro leggerezza fanno da contrappunto ai lavori di piombo.

Una Pesante Leggerezza di Simone Battiato

Il sogno ad occhi aperti non è un vuoto mentale. È piuttosto il dono di un’ora che conosce la pienezza dell’anima”. G. Bachelard

Era de maggio, e con Claudia passeggiavamo sul molo del porto di Anzio. Solo da qualche giorno Beatrice ci aveva comunicato il mese in cui si sarebbe inaugurata la mostra nella sua galleria. Discutevamo riguardo il nucleo concettuale del lavoro da proporre, convinti entrambi che la nostra proposta estetica dovesse aprire allo spettatore una finestra di riflessione sui fenomeni del mondo contemporaneo che influenzano il nostro vivere e il nostro modo di essere.

Claudia era rimasta favorevolmente colpita da un testo di Fredric Jameson da me prestatole, Il Postmoderno o la logica culturale del tardo capitalismo (1984), nel quale il critico letterario americano alla fine dello scritto sviluppa il concetto di cognitive mapping: l’individuo per superare i numerosi conflitti presenti nella società contemporanea deve adottare una nuova strategia culturale sviluppando una giusta distanza critica, creando quella che lui definisce un’estetica della cartografia cognitiva, attraverso la quale acquisire una nuova e accresciuta consapevolezza della sua posizione nel sistema globale.

Sviluppare dunque una dialettica rappresentazionale che contenesse in nuce questa riflessione, capace di dare forma attraverso una pesante leggerezza alle ragioni del fare: questo sarebbe stato il nostro obiettivo comune; iniziava così il nostro paso doble.

Durante questi mesi il confronto tra noi due è stato via via più serrato, quasi quotidiano, sempre schietto, spinti entrambi da un’urgenza comune di chiarezza concettuale e metodologica che doveva portare a un risultato formale chiaro.

La mostra di Claudia Zicari è frutto di una riflessione sui condizionamenti che regolano e influenzano la formazione e lo sviluppo dell’identità individuale e sociale.

Le opere nascono, come afferma l’artista stessa, «dalla polverizzazione del tempo che le ha generate»; a volte è un tempo lontanissimo, legato all’infanzia e alla percezione originaria che si ha della realtà in questa fase iniziale della nostra esistenza. Claudia recupera le emozioni cristallizzate trasformandole in nuove epifanie; bisogna riportare alla luce la propria antichità (Claudio Cintoli) per opporsi all’entropia della memoria e del tempo del mondo contemporaneo (Claudia Zicari): questo è il desiderio intimo dell’artista.

I lavori sono realizzati in piombo, materiale che viene liberato dal suo stato di metallo pesante attraverso un lavoro che richiama i ritmi di un fare artigiano. La fatica dell’artista nel trasmutare la natura del metallo diventa metafora della difficoltà, per una donna, di sviluppare una piena evoluzione del sé in ambito familiare, professionale e sociale, perché ancorata spesso a vincoli inscindibili.

Il confronto con la materia grezza è il primo ostacolo che l’alchimista deve superare per raggiungere l’aura apprensio attraverso l’opus.

Per mezzo di un esercizio corporeo costante a volte ai limiti della sofferenza Claudia ha tagliato, inciso e cucito il piombo con un chiodo fisso: liberarsi dal peso morto della materia. Gli esercizi corporei diventano esercizi di volo per abbandonare l’involucro della crisalide.

Claudia recupera alcuni oggetti carichi di storia incontrati casualmente lungo il cammino e decide di dar loro un nuovo status ontologico. Si confronta con lo spazio della galleria e crea un percorso all’interno del quale muoversi e dialogare con le sue epifanie.

La culla dell’infanzia è il primo nido che accoglie l’essere umano subito dopo aver abbandonato gli agi della condizione uterina. La coperta può proteggere e può tarpare le ali. Non favorisce il volo. È scostata, appoggiata e piegata sulla culla. L’essere è nel mondo e inizia a conoscere. Alto è il rischio di utilizzare gli strumenti sbagliati (TV), suasori ma vuoti. La trama del planisfero, con il quale i bambini alla scuola elementare impararono la geografia, riproduce il macramè, merletto a nodi medievale di provenienza orientale che le donne anziane del Sud sono solite indossare, metafora di una sorta di velo di Maya che non fa vedere oltre e di una condizione femminile pigra al cambiamento. Le scarpette di piombo cucite a mano (La Bambina Guerriera) sono la risposta dell’individuo che vuole superare il peso degli ostacoli (i sassi) e i vincoli culturali che ci legano, a volte in maniera sbagliata, al passato (le foglie). Per farlo è necessario apprendere l’arte di camminare senza peso di calviniana memoria attraverso la propria abilità e un metodo individuale.

La fisicità materica del piombo, la sua capacità di trattenere e riflettere la luce, la natura ambigua e ingannevole del materiale cedono il posto nella piccola sala della galleria ad alcuni disegni realizzati su carta di riso, che sviluppano alcuni temi recuperati anche da precedenti esperienze. Un respiro sottile e delicato dopo tanta pesante leggerezza.

www.claudiazicari.it

www.exelettrofonica.com

venerdì 18 dicembre 2009

Primafila - edizione 8 - 2009/2010

Ritorna “ PRIMAFILA” con la sua 8va edizione.

Grande attesa per la nuova edizione della rassegna di Teatro, Cabaret e Musica ”Primafila 09/10” presso il teatro Sybaris di Castrovillari, un valido progetto artistico organizzato dall’ Associazione Culturale Novecento, ormai giunto alla ottava edizione. La rassegna “ Primafila”, ha l’intento di continuare e ampliare questo progetto culturalmente energico, che ha come scopo quello di promuovere processi di informazione culturale validi per lo sviluppo globale del territorio. In questa edizione saranno presenti spettacoli di cabaret che avranno come ospiti nomi illustri e particolarmente noti. Il ciak di inizio si avra’ il 26 dicembre 2009 giorno di Santo Stefano, con l'ormai consolidato appuntamento del Festival del Cabaret che vedrà protagonisti tre cabarettisti: il romano Alessandro Serra, il genovese Daniele Ronchetti alias Gabry Gabra, ed il duo napoletano Enzo e Sal protagonisti dell’ ultima edizione di Colorado Cafè 2009. Una delle novità di questa edizione è la tipologia di pubblico a cui Primafila si rivolge, il 30 dicembre ci sarà uno spazio dedicato ai bambini con lo spettacolo “Babbo Natale e il mistero della lista scomparsa” a cura della Compagnia La Mansarda di Caserta. Il 02 gennaio 2010 apriremo le porte al nuovo anno insieme alla comicità napoletana con il famosissimo trio I Ditelo Voi in Beffardi Buffoni difficile non ricordarsi di loro visto che attualmente sono a Colorado Cafè. Gli appuntamenti di cabaret termineranno il 30 gennaio 2010 con il monologhista Gianluca Belardi, anche lui proveniente dal panorama televisivo. Altra novità di quest’anno sarà la presenza di un grande attore di cinema e televisione (tutti lo ricorderete in Giovanni Falcone, Il capo dei Capi, La Piovra, Butta la Luna e tantissimi altri) Andrea Tidona, che presenterà il giorno 16 gennaio 2010 l’esclusivo spettacolo “ Edipo…seh” uno scherzo da Sofocle. Il 6 febbraio 2010 per la prima volta Federico Salvatore si esibirà presso il Teatro Sybaris con un grande recital dal titolo “Fare il Napoletano…stanca” affiancato da musicisti di esperienza internazionale. Ultimo appuntamento di Primafila il 06 marzo 2010 per tutti gli amanti della commedia “Il sindaco del rione Sanità” tre atti di Eduardo De Filippo con la compagnia Gli Ignoti di Napoli. Concludendo, un immenso ringraziamento va alle numerose attività commerciali che anche in un momento di eccezionale difficoltà sono state vicine ad un progetto in cui hanno avuto fiducia e continuano ad averne, senza le quali tale rassegna non potrebbe realizzarsi.

Ed ora come da sempre diciamo: “si spengono le luci, e si apra il sipario!”.

Il Direttore Artistico

Dott. Benedetto Castriota

mercoledì 4 novembre 2009

Alcune ragazze sono più grosse di altre - anteprima

Ogni sera verso le venti e trenta, schiaccio il telecomando su Retequattro. È la prima volta della giornata che rimango alla visione di quel canale per più di dieci secondi, il telegiornale è finito da un pezzo e il pericolo di vedere le squallide dissertazioni di Emilio Fede è molto distante, talaltro il meglio del suo show l’ho già visto su blob. Dopo un’abbondante dose di biscotti mangiati da un Tarzan metropolitano, automobili che superano ogni ostacolo seguiti da un’aria francese, polizza da stipulare, la Vanessa e Panariello con la Wind, Dj Mike e Fiorello con Infostrada, scatta l’ora di Walker Texas Rangers, scritto e interpretato da Chuck Norris. Walker è un ranger del Texas, esperto in arti marziali, insieme al fido aiutante Trivert affronta e sgomina a mani nude ogni tipo di pericolo, riuscendo sempre a sconfiggere il male in qualunque forma essa si presenti.
Stamani a scuola, gli studenti hanno inscenato una protesta rumorosa con striscioni, grida, fumogeni, non l’avevano contro la Gelmini, Beata Ignoranza, ma era diretta verso il nuovo preside, fisico asciutto e sempre elegante nei suoi abiti grigi o scuri, perché non concede loro per motivi di sicurezza l’uso del cortile e fa suonare la campana di uscita alle 13,25 invece che alle 13,20 come accadeva negli anni scorsi. Mentre i ragazzi spingevano verso le porte chiuse, ad un tratto una bidella molto imprudente ha aperto una porta per sgridarli. Non l’avesse mai fatto, subito due o tre ragazzi, quelli nelle prime file, sono entrati dentro o meglio sono stati scaraventati dentro dai compagni eccitati. Un’altra bidella è corsa a salvaguardare l’incolumità fisica della collega, seguita da una prof bionda, alta 1,61 che aveva avuto la brillante idea di fermare l’invasione con la sua dialettica. La situazione stava precipitando, allora sono accorso anch’io per bloccarli. In realtà, ho solo agitato le braccia, parlottando con i nuovi arrivati nell’atrio. Poi è accorso anche Ridge Forrester, ma dal nulla è comparso Cordell Walker che guardando negli occhi gli invasori ha detto con voce ferma: “Avanti sono qui che vi aspetto!”
I ragazzi sono spariti dagli occhi dei presenti e il preside scendendo dalle scale ha sorriso, io mi sono girato verso Walker, ma lui era già andato via.
Negli episodi Trivert non è molto fortunato. Viene ferito una puntata si e l’altra no per ragioni di bilancio sanitario. Negli Stati Uniti l’assistenza sanitaria non è gratuita come da noi, ma ognuno deve coprire le spese con la propria assicurazione, altrimenti viene cacciato fuori. Un po’ come vorrebbe fare il signor Bonapezza da noi. Se combatte contro Walker perde sempre facendo delle figure ridicole. Il cappello gli sta in testa dandogli l’immagine di un fungo giallo dal gambo nero, probabilmente velenoso. Ha la mania di investire in borsa, perché ha il fiuto degli affari, ma Walker si è molto arrabbiato quando con un investimento sbagliato gli ha fatto svanire tutti i risparmi. Oggi le borse hanno vissuto un altro venerdì nero, guardando in tv le immagini delle facce disperate dei brokers, ho visto Walker comparire da dietro un tavolo e avanzando verso la calca con il volto duro, ha buttato ai piedi di un uomo svenuto la pistola e ha affrontato a mani nude il Re della Borsa. L’uomo con un cilindro nero sulla testa, si è morso le labbra e storcendo il muso ha gridato così forte che il teleschermo ha tremato: “Sono venticinque anni che ti aspetto!” Il ranger con il cappello ben calato sulla testa senza mostrare la minima emozione, ha detto: “Ti sembreranno pochi!”
Le ambulanze giunte a caricare gli infartati, i cerusici, i delusi, i perdenti, i nuovi poveri hanno dovuto aspettare che il Re della Borsa fosse ricomposto dopo aver ricevuto un paio di calci nello stomaco da parte di Cordell. Le quotazioni delle azioni non sono risalite, ma il buonumore è tornato sui volti dei presenti anche perché il Signor Bonapezza ha raccontato, salendo su un vassoio di argento, una barzelletta letta sull’ultimo numero di Dylan Dog.
Questo è proprio un mercoledì da lanciare nello spazio legato ad un petardo come ha fatto l’altra sera Cri, davanti agli occhi estasiati di Gregorio, che tra le mie braccia saltellava seguendo la traiettoria dell’oggetto volante perdersi nel cielo, verso una esplosione colorata di rosso, azzurro, giallo, verde. Quando le cose ti vanno male non possono essere separate le une dalle altre. La Juve ha pareggiato in casa contro la Samp, che ha segnato in virtù di un solo tiro in porta, peraltro bella l’azione del buon Cassano, ma i bianconeri hanno colpito quattro tra pali e traverse prima e dopo il pareggio di Amauri, tuffo di testa alla Bettega, su cross del geniale Giovinco. Speriamo che ora Ranieri lo faccia giocare di più per il bene nostro e del Deportivo. Infatti, il Deportivo ha perso fuori casa contro l’Atletico Alario, per una rete a zero. Diavolo, gli ha segnato Fini del Cagliari, ma chi è sto tizio! Noi abbiamo collezionato solo 64,5 mentre lui 69,5. Le cattive notizie potrebbero sembrare finite, invece succede che apro la posta e trovo una e-mail di Mimmo dal titolo “Sfiga nera”. L’ho aperta: Mutu con le sue tre reti e un rigore parato da Handanovic, che io e Bene non abbiamo schierato con il Deportivo preferendogli Marchetti, ci hanno fatto perdere 4 a 2 contro Ivan. Era ultimo in classifica! Non è finita! Adriano con una mano galeotta ha sbloccato il derby della Madonnina e lo scudetto sembra per la quarta volta nerazzurro per la gioia di Moratti, Mourinho e il malvagio Collina da Perugia. In compenso il lavoro va bene, si parla di ventimila assunzioni di precari della scuola, secondo le decisioni dell’economico Tremonti. Qui il sole gelido brucia le dita e non sopportando l’esclusione di Tricarico e degli Afterhouse al nuovo Sanremo, rovisto nei cassetti qualcosa che mi aiuti a vincere il tedio dell’istante. Non ho voglia di dolce, vorrei qualcosa di salato e finalmente trovo una Amica Chips, avvolta in una stagnola. Che cosa ci fa là? Sembra smarrita tra tante scatole chiuse, la prendo dopo averla scartata. Non ha un cattivo odore. Chi me l’ha data? Non ricordo bene, penso sia stata un regalo dell’amico Rocco. Si, sarà stato lui, quel giorno al Panorama il suo sguardo si perdeva oltre il cartellone pubblicitario ed io l’ho presa solo dopo aver ripetuto nella mente le sue parole su quella deliziosa patata, addentata dalla sua bocca. Ho gettato senza pensarci un foglietto allegato: parlava di un premio da vincere. Buona esca per gli sciocchi!
Stanotte non ho dormito bene, ho avuto uno strano formicolio nel corpo. Le braccia sembravano spezzarsi in mille pezzi e le gambe si torcevano senza fine. Mi rigiravo tra le lenzuola ma il mio corpo sembrava essere separato in due parti. Ora ho tanto sonno, l’orologio suona e nelle orecchie ho sempre quel motivetto dei Boney M, mi pare si chiami “Daddy Cool”. Chissà perché? Sono le nove, devo alzarmi, ho tanto da fare, anche se a scuola mi aspettano solo le ultime due ore della giornata, le più brutte e quelle che tutti tendono ad evitare. I ragazzi sono stanchi e non hanno voglia di fare niente. Io per evitare discussioni, tratteggiare sgorbi simili al due sul registro, le dedico alla lettura e al commento delle notizie riportate sul giornale. Non è che la cosa piaccia più di tanto ai ragazzi, ma è sempre meglio di seguire le vicissitudini di Renzo e Lucia o recitare i nomi dei sette re di Roma. Mi devo alzare, non ho nessuna voglia di farlo. È troppo bello il caldo sotto le coperte. Guardo la sveglia, porca sono le nove e un quarto, devo assolutamente farlo. Butto le coperte oltre l’ostacolo, mi scuoto, in pochi secondi sono seduto fuori dal letto e…cazzo! Una ciabatta è già attaccata al mio piede, quella sinistra giace lontana accanto alla porta. Come fare? Dovrò poggiarlo per forza sul pavimento gelido e…cosa mi succede? Non so…aiuto! Sono impazzito! Non pensare, non pensare, non pensare, mentre ascolto sempre “Daddy Cool”.
Non voglio alzarmi, rimango dentro le coperte. Tremo ma non ho freddo. Il cuore mi batte senza fermarsi, non so cosa dire, la bocca è secca. Ho sete, come fare? Dovrei alzarmi, andare verso la cucina. Noooo, non voglio farlo! Ho troppa paura di quello che mi succede. Non voglio muovermi. Sto troppo bene sotto le lenzuola lontano dal mondo dominato dal signor Bonapezza e dai suoi sgherri dalla faccia curata e il fazzoletto verde o la coppola di profilo sulla testa. Voglio bere, ma non posso alzarmi. Vedo il mio piede….noooo, sono un povero egoista in questo momento. Poi devo andare a scuola, come faccio? Ho sete……cosa ci fa la bottiglia nella mia mano. È incredibile…non voglio bere. Ho la nausea. Glu…glu…glu…glu. Ho finito di bere e la bottiglia dov’è finita. Ecco che ritorna…è così deliziosa nel suo connubio tra la fresca e quella a temperatura ambiente. Come ha fatto a finire qui? La bottiglia era in cucina, vicino al frigo. Come ha fatto a finire qui. Ho ancora sete…come faccio a prenderla nuovamente? Eccola…è ritornata. Glu…glu…glu…glu… ho finito. Dov’ è ora la bottiglia? È di nuovo scomparsa, la pancia freme, mi lancia scudisciate verso l’esterno, sotto le coperte l’aria ormai è irrespirabile. Che odore nauseabondo, mi arriva alla narici. Chi mi alza le coperte? Chi è sotto le coperte? Aaaahhhhh! Non voglio vedere, i miei occhi cosa mi mostrano? Non voglio credere alle pupille malate che posseggo. Non pensare, non pensare, non pensare.
La pancia mi scoppia, ma non voglio alzarmi. Resisterò fino a quando mi sarà possibile….nooooo! Non ce la faccio più, devo scappare al bagno.
Così scuoto le coperte e le allontano da me. La pancia mi scoppia e la fronte si riempie di sudore. Ahhh, maledetta! La ciabatta è ancora lontana dal letto, è vicina alla porta. Dovrò per forza alzarmi poggiando il piede nudo sul pavimento. Lo odio….ma cosa succede….non ci posso credere la ciabatta è infilata al piede. Come sarà successo? Aaaahhhh! Povero me, sono diventato crazy, totalmente crazy. Non voglio alzarmi, devo tornare immediatamente sotto le coperte. Rifugiarmi contro le tentazioni di questo mondo, ma non ce la faccio, la pancia è diventata un cannone impetuoso a ricoprire di vittime il suo tratto di fronte. Sono nel bagno, fermo, alzato davanti al water a contemplare il mio prodotto ultimo. Che colore strano che ha e poi non puzza molto. Maledizione è finita la carta igienica: il nuovo rotolo lungo ben cinque metri è chiuso dentro l’armadio. Devo prenderlo…ma cosa ci succede alla mia mano. Aaahhhh! Che orrore….ho una mano lunga all’inverosimile. È arrivata fino all’anta dell’armadio, la apre e prende il rotolo. Aaaahhh! Ora sta ritornando indietro….è proprio la mia, mi tocca il viso. È bellissimo! Cosa mi è successo, sono diventato un mutante come gli X-Men…aaaahhh! Ora tutti mi odieranno come sui fumetti e i leghisti mi espelleranno dal paese. Maledetti, cosa mi avete fatto. È tutta colpa dell’inquinamento di questa pianura padana del cazzo! Cosa mi avete fatto respirare per diventare un mostro! Non pensare, non pensare, non pensare.
Crazy, i’m crazy, only crazy. Sto pensando, non sono pazzo o allucinato. È tutto vero! Mi è caduto lo spazzolino per terra, ora dovrò disinfettarlo con l’acqua bollente…ma, sono riuscito a prenderlo. Il braccio mi si è allungato fino a terra, l’ho preso prima che toccasse il suolo. È stretto nella mia mano, lo poso nel bicchiere. Vediamo cosa succede all’altro braccio…si allunga anche il braccio sinistro. Devo non pensare a niente, solo provare. È così tardi devo correre a scuola, tra poco inizia la quarta ora e devo ancora vestirmi. Chissà che ora sono? Sono le dieci, come faccio a saperlo….ahhh! Dov’è finito il mio corpo…non lo trovo più. Sono in camera da letto a guardare l’orologio e…il mio corpo è nel bagno. Sono un fenomeno…mi si allunga anche il collo. Ora ricordo: ero terrorizzato prima perché ho visto anche i miei piedi allungarsi. Sono diventato come un essere capace di allungarsi a suo piacimento. Non ho tempo per pensare, devo correre a scuola. Prendo la borsa di corsa, non ho bisogno di andare nell’altra stanza, l’ho presa al volo ed ora vado via.
Ho finito le mie ore, dovrei correre a casa a cucinare qualcosa, invece sono qui davanti allo schermo di un pc. Non ho fame e francamente non ho troppa voglia di tornare fra quelle quattro mura. Ecco è finalmente comparso quello che cercavo: Reed Richards, Mister Fantastic, ha acquisito i suoi poteri in seguito ad una esposizione dei raggi cosmici, può allungare a suo piacimento il suo corpo come fosse di gomma. Ecco sono diventato come Mr. Fantastic! Sono il nuovo Mr. Fantastic! È una cosa angosciante e meravigliosa allo stesso tempo: posso fare qualsiasi cosa rimanendo seduto nella mia poltrona rossa. Aaahhh! Sono l’unico supereroe del pianeta e ora posso sferrare un calcio in culo al signor Bonapezza o tirargli uno per uno i capelli trapiantati sulla testa, senza paura di essere scoperto. Non troverà nessuno colpevole e forse perderà la sua presunzione di essere invincibile. Sono il primo Avengers della storia dell’umanità. Pero, c’è un però….nessuno dovrà mai conoscere mai il mio segreto perché come ha detto Zio Ben: “Da un grande potere deriva una grande responsabilità!” Ora basta leggere, lo farò più tardi sul mio portatile, devo correre a casa a riflettere su quello che mi è successo. Via….senza pensare a niente.
Sono appena tornato a casa. Ho chiuso la porta dietro di me quando…ho sentito suonare il campanello. Strano nessuno sa dove abito con precisione, chissà chi è? Mi si presenta davanti il padrone di casa, sarà per qualche bolletta da pagare. Santa pazienza, proprio adesso che non ho voglia di vedere nessuno. Infatti il mio padrone di casa che abita un paio di piani sopra di me, non mi disturba quasi mai, possono passare anche un paio di settimane senza vederlo. Viene a bussare alla mia porta solo quando si tratta di pagare le bollette del gas, Madonna Santa quando è aumentato, altro che le misure anticrisi approvate dal governo del buon senso. Invece la sua voce tinta di influsso emiliano mi dice: “Professore stamani è arrivata questa lettera per lei. Ho pensato che fosse importante, gliel’ho portata”.
Dopo un veloce scambio legato alle condizioni del tempo e un cordiale saluto, il vecchietto si gira verso le scale e scompare immediatamente verso i piani superiori. Chiudo la porta, chi sarà mai? Nessuno ha questo indirizzo, chi sarà mai? Chi mi conosce così bene, è vero che siamo tutti pedinati...
Senza arrivare in cucina, apro la busta e una lettera stampata a caratteri laser mi appare sotto gli occhi e…sono proprio diventato matto, non c’è nulla da fare sono totalmente crazy.
È la quinta volta che la leggo e non riesco a capirci niente. Che cosa significa tutto questo:
“Caro signore B*, ci congratuliamo con lei per aver vinto il primo premio del concorso sponsorizzato da Amica Chips:
Diventa Supereroe per una settimana
La Marvel Comics e la DC Comics le comunicano che lei potrà assumere per ogni settimana il potere di un supereroe da lei desiderato, ogni sua eventuale mutazione sarà accompagnata dall’ascolto soggettivo del seguente motivetto cantato dal gruppo musicale americano degli anni 80, i Boney M. Il brano, in questione, è “Daddy Cool”, come nella pubblicità in visione su tutte le reti nazionali. Non dimentichi mai di acquistare sempre una confezione della nostra patatina preferita: Amica Chips
Le raccomandiamo in ogni caso di tenere segreta la notizia del premio vinto pena la perdita dello stesso. Per ulteriori chiarimenti potrà consultarci al sito www.diventailtuosupereroepreferito.it o ci scriva alla e-mail:diventasuperoeroe@.it
Può anche chiamarci ai numeri telefonici: 0004-546457 o 0005-99844.

Addì 20 febbraio 2009
Il Direttore responsabile
XXXXXXXXXXXXXX”

Ho passato tutta la notte insonne. Appena mi addormentavo, mi balenava davanti agli occhi la lettera mandatami stamani. Così mi risvegliavo, farneticavo qualcosa, guardando la luce del lampione penetrare debolmente nella stanza. Tutto sudato mi rigiravo dall’altra parte, cercando di addormentarmi. Ma appena chiudevo gli occhi, la scena si ripeteva e in preda ad un leggero dormiveglia ho atteso il suono della sveglia. A quel punto uno spasimo di sonno mi catturava e mi sono alzato verso le sette e trenta con molta fatica. Per questo ho dovuto bruciarmi le labbra nel consumare la mia tazza di te al limone e con un ritardo apparentemente mostruoso sono uscito di casa. Ho evitato un’automobile sfrecciarmi davanti ai piedi e girato l’angolo mi sono trovato davanti….Cordell Walker. Non sapevo cosa dirgli, erano tante le cose che avrei voluto chiedergli, fargli almeno un saluto, ma la lingua giaceva immobile nella bocca secca.
“Senti ragazzo abbiamo bisogno di te” mi ha detto sorridendo dietro la sua barba rossiccia.
“Stasera vengo a prenderti verso le dieci insieme ad Harry. Abbiamo una faccenda da sbrigare” e senza aspettare una mia risposta si è diretto verso il semaforo.
Dopo almeno qualche minuto ho cominciato a correre dietro a Walker, ma…era sparito nel nulla. Strano avevo la visione libera del panorama per almeno di un chilometro verso ogni senso di marcia e non c’era traccia del mio interlocutore. Così sono andato a scuola ripensando a quell’appuntamento serale.

Michele Messina